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Risultato di un perfetto sinergismo diagnostico-terapeutico fra gli operatori sanitari del Santa Corona

L’ischemia cerebrale acuta colpisce in Italia circa 200.000 pazienti l’anno con una media di un evento ischemico ogni 290 abitanti e, se i pazienti sopravvivono, la maggior parte deve affrontare un lungo e difficile percorso riabilitativo, in quanto rappresenta la prima causa di invalidità permanente.

Fondamentale è riconoscere i disturbi iniziali e giungere in ospedale in tempi brevi, attraverso una rapida chiamata al 118, per poter avviare tutte le procedure atte a rivascolarizzare i territori cerebrali colpiti dall’ischemia. Questo può avvenire solo attraverso una organizzazione e un ottimale sinergismo fra gli addetti ai lavori che vanno dagli operatori del 118, ai medici del pronto soccorso e dell’area neurologica, neuroradiologica e rianimatoria che gestiscono tali pazienti acuti.

In questi casi l’intervento dei sanitari è rivolto a ricanalizzare, sia con farmaci fibrinolitici somministrati per vena che attraverso procedure endovascolari con cateteri, una sola arteria cerebrale occlusa da materiale trombotico.

Nel dicembre 2020, il pronto intervento dei medici del Pronto Soccorso di Pietra (direttore Dr. Luca Corti), e di Alfredo Granata specialista della Neurologia (direttore Dr.ssa Tiziana Tassinari) che ha avviato la terapia fibrinolitica per vena dopo una fase di diagnostica neuroradiologica, ha permesso ad un paziente di anni 81, colpito da ischemia cerebrale acuta, di giungere in tempi rapidi in sala angiografica per la disostruzione meccanica.

“Il caso in questione - afferma il Dr. Padolecchia, Direttore della Neuroradiologia Diagnostica e Interventistica del S. Corona - è particolare e raro allo stesso tempo, in quanto mentre usualmente l’ostruzione trombotica acuta avviene in una sola arteria cerebrale, cioè in un lato del cervello, nel paziente giunto alla nostra osservazione l’ostruzione aveva colpito le principali arterie di entrambi gli emisferi cerebrali con una prospettiva di mortalità molto elevata. Solamente grazie all’ottima collaborazione degli operatori sanitari coinvolti, prima in fase diagnostica e poi in quella terapeutica, il paziente è sopravvissuto ad un evento gravato da elevata mortalità”.

Ad eseguire la delicata procedura endovascolare di disostruzione arteriosa sono stati i neuroradiologi Chiara Comelli e Stefano Calia, coadiuvati dal personale infermieristico e tecnico della sala angiografica del S. Corona e assistiti da Valeria Mazzarino anestesista della struttura diretta da Giorgio Barabino.

“La procedura è stata effettuata utilizzando cateteri da aspirazione e da recupero del materiale trombotico, che occludeva il lume delle due arterie cerebrali, avanzati con un catetere inserito e manovrato dall’arteria femorale all’altezza dell’inguine” spiega nel dettaglio il Dr. Padolecchia.

Le condizioni della paziente, dopo un periodo di assistenza e riabilitazione, sono andate progressivamente migliorando sino a recuperare le principali attività neurologiche.

“Questo esempio conferma come si possa affrontare in maniera efficace i casi di ischemia cerebrale acuta attraverso una gestione coordinata fra tutti gli operatori coinvolti e l’impiego di tecnologie e professionalità dedicate” conclude il Dr. Padolecchia.

Ultima modifica: 12 Aprile 2021